User:WQUlrich/sandbox

This user has autopatrolled rights on the English Wikipedia.
This user has extended confirmed rights on the English Wikipedia.
This user has pending changes reviewer rights on the English Wikipedia.
From Wikipedia, the free encyclopedia

Fratremque Vestrum Suum Trulla
Where's the Delete Key?
















FOLD HERE AND TEAR OFF SLOWLY

Art-icles[edit]

Link to the Commons Helper [1] Violante Beatrice Siries (layout), Antoine Coypel (layout), Pio Fedi,, Francesco Netti, Tranquillo Cremona (layout), Giuseppe Diotti, Giacinto Diano, Luigi Bisi (cleanup), Eugénie Servières, Gabriel François Doyen (layout mostly), Louis Joseph César Ducornet (layout), Philibert-Louis Debucourt, Franz Sedlacek (paintings)

Red Link project[edit]

The Rape of Polyxena

Pio Fedi (31 May 1816, Viterbo - 1 June 1892, Florence) was an Italian sculptor who worked chiefly in the Romantic style.[1]

Biography[edit]

He was born to Leopoldo Fedi, a small landowner, and his wife, Camilla née Franchini. Due to economic difficulties, they left Viterbo when he still quite young; living in Arezzo and Florence. There, he worked for a goldsmith. This led to lessons in engraving from Raffaello Sanzio Morghen and Giovita Garavaglia. From 1838 to 1840, he lived in Vienna with his father and continued his studies at the Academy of Fine Arts, but he was forced to abandon that potential career due to eye problems caused by the acid fumes.[2] He trained at the Academy of Fine Arts in Florence.

His most familiar sculpture is the Rape of Polyxena (1866), in the Loggia dei Lanzi. He is also known for two sculptures in the Loggiato degli Uffizi depicting the illustrious Tuscans, Nicola Pisano and Andrea Cesalpino. His other works include The Fury of Atamante, King of Thebes, The Genius of Fishing, Hope Nourishing Love, Hyppolite and Dianora del Bardi, and Castalla persecuted by Apollon.[3]

In addition, he designed the Monument to General Manfredo Fanti, molded in bronze by Clemente Papi [it], which stands in the Piazza San Marco.[3] His memorial to the poet Giovanni Battista Niccolini is in the church of Santa Croce. The statue, an allegory of the Freedom of Poetry, may have inspired Bartholdi's depiction of the Statue of Liberty.[4] He also created a statue of Pietro Torrigiani, the Mayor of Florence.

From 1842, he had a studio at 99 Via dei Serragli [it], in an old monastery. Currently an actor's training school, it is still known as the Galleria Pio Fedi [it]. One of his best known students was Giovanni Bastianini.

References[edit]

  1. ^ Outlines of the history of art, Volume 2. By Wilhelm Lübke, edited by William Sturgis, Dodd, Mead, and company, New York, page 445 Google Books
  2. ^ Biography of Fedi by Giovanna Mencarelli, from the Dizionario Biografico degli Italiani @ Treccani
  3. ^ a b Emilio Bacciotti, Bacciotti's Handbook of Florence and Its Environs, Or, The Stranger Conducted Through Its Principal Monuments, Studios, Churches, Palaces, Galleries, Streets and Shops, Tipografia Mariani, 1885. Google Books
  4. ^ La Statua della Libertà di New York? Ispirata da un'opera che si trova a Firenze Online

External links[edit]

Media related to Pio Fedi at Wikimedia Commons

=================================================[edit]

Tornato nuovamente a Firenze, dal 1842 al 1846 studiò scultura con L. Bartolini all'Accadernia di belle arti. Poi, con una borsa di studio concessagli dal granduca di Toscana Leopoldo II, si trasferì a Roma, presso l'Accademia di S. Luca, dove fu allievo di P. Tenerani. Da questo momento iniziò una felice attività artistica che lo rese famoso. Presso l'Accademia di S. Luca è conservata una delle sue prime opere, un rilievo in gesso raffigurante Cristo che risana il paralitico, molto lodato da F. Overbeck e dal Tenerani stesso. Il F. eseguì anche un rilievo tombale per il camposanto Verano raffigurante La Religione e la Carità. Tra le sue opere si ricordano inoltre la Cleopatra morente (1842), il Buon cacciatore (1843), statuetta fortemente verista, il S. Sebastiano (1844): questa scultura è attualmente in deposito presso la Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti a Firenze.

Importanti commissioni gli furono affidate dal granduca Leopoldo II, la statua di NiccolòPisano (1849) e quella del fisiologo Andrea Cesalpino, (1854; entrambe nel portico della Galleria degli Uffizi), opere che lo rivelano attento al gusto purista e al naturalismo. Il F. realizzò poi, per il parco della residenza di Poggio Imperiale, il gruppo marmoreo raffigurante Pia de' Tolomei e Nello della Pietra (Firenze, palazzo Pitti), replicato più volte (il primo modello è del 1846). Nel 1852 l'artista scolpì per il cimitero di San Pietroburgo il monumento funebre di una figlia dei principi Lvov raffigurante un Angelo custode. Nel 1856, per il parco della villa fiorentina del marchese Pietro Torregiani, eseguì, in forme classicheggianti di grandi dimensioni, un gruppo raffigurante Ilmarchese con il figlio; del 1859-60 è un altro gruppo colossale, in cui la perizia tecnica si unisce alla originalità di espressione, raffigurante l'allegoria della Civiltà toscana: venne donato al Comune di Firenze nel 1861. Ma il capolavoro del F. è il Ratto di Polissena (un disegno preparatorio si trova presso il Gabinetto comunale delle stampe di Roma).

L'opera venne eseguita in stucco nel 1855 (il modello è stato acquistato nel 1971 dal Minneapolis Institute of arts), e fu tradotta in marmo fra il 1860 ed il 1865 e collocata nella loggia dei Lanzi, a seguito di una sottoscrizione promossa dall'artista stesso. Alla morte del F. fu lasciata per legato al Comune di Firenze. Raffigura Pirro, in atteggiamento fiero, che solleva con il braccio sinistro il corpo abbandonato di Polissena: la mano destra brandisce la spada con la quale minaccia Ecuba, protesa ai suoi piedi; a terra giace inerte il corpo di Polite, ucciso (cfr. Marrai, 1893). Il F. riuscì a infondere "nel gruppo marmoreo delle quattro figure una certa foga melodrammatica, malgrado la confusione dei corpi avvinghiati e dei panneggi" (Lavagnino, 1956, p. 424).


Legati alla tradizione accademica classicheggiante appaiono anche il monumento marmoreo al poeta e patriota G. B. Niccolini (inaugurato nel 1883; cfr. De Rubertis, 1935, pp. 333-354) in S. Croce e quello in bronzo al Generale M. Fanti (1872) in piazza S. Marco, volto al palazzo dove ebbe sede il ministero della Guerra.

Questa statua, che ebbe molto successo, raffigura il generale in piedi, a capo scoperto, avvolto in un ampio mantello; nella sinistra tiene l'elsa della spada, con la destra il piano di riorganizzazione dell'esercito; poggia su un alto piedistallo, agli angoli del quale sono quattro figure allegoriche, la Strategia, la Tattica, la Politica, l'Arte delle fortificazioni; sui lati, un bassorilievo raffigurante la battaglia di Confienza, un trofeo d'armi e due iscrizioni celebrative; nella fascia superiore gli stemmi in bronzo di casa Savoia, di Firenze, Modena e Carpi (presso il Museo civico di Carpi si trova un bozzetto in gesso e alabastro del monumento: cfr. Mostra delle opere restaurate del Museo civico di Carpi, catal., a cura di A. Garuti, Carpi 1976, pp. 160 s.).

Il 16 dic. 1873 il F. fu nominato accademico di merito dell'Accademia di S. Luca. Nel 1876, per la fontana di piazza Vittorio Emanuele a Viterbo, rifece i Leoni in marmo, unica opera che resta nella sua città d'origine; infatti il progettato monumento ai viterbesi caduti nelle campagne del Risorgimento, inaugurato in "effigie" nel 1876 (Gazzetta di Viterbo, 6 maggio 1876), non fu mai realizzato: il disegno del bozzetto è conservato nell'archivio della Biblioteca degli Ardenti a Viterbo. Del 1886 è il suo Autoritratto, in marmo a mezzo busto con barba, capelli ricciuti, fronte scoperta, collo nudo ed un panneggio sulle spalle alla maniera classica; l'opera fu donata dall'artista all'Accademia di S. Luca, dove si trova attualmente (cfr. G. Incisa della Rocchetta, La collezione dei ritratti dell'Acc. di S. Luca, Roma 1979, pp. 82 s., fig. 390).

Sono numerose le sculture del F. di soggetto storico, allegorico, mitologico e di carattere celebrativo realizzate per committenti italiani e stranieri (di molte non si conosce l'attuale ubicazione; cfr. Freddi Cavalletti, 1934, e inoltre Riccoboni, 1942; Sapori, 1949); si ricordano in particolare la Poesia (Museo civico di Verona), Ippolito e Dianora Bardi, ilritratto dell'imperatore Alessandro di Russia, il ritratto del presidente Abramo Lincoln, ilritratto tombale dell'agronomo P. Cuppari (camposanto di Pisa) e infine il gruppo raffigurante la Furia di Atamante, che secondo il De Gubernatis (1889), che ebbe modo di ammirarlo nello studio dell'artista, avrebbe portato il F. "all'apogeo della rinomanza e della fama" (p. 197). Tra le opere a soggetto religioso si segnala il Salvator Mundi (1837) della Galleria d'arte moderna di palazzo Pitti a Firenze.

Il F. fu anche professore onorario della R. Accademia di belle arti di Firenze (cfr. Biagi, 1941, dell'Accademia imperiale di Vienna e venne insignito dei titolo di commendatore dell'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro (cfr. De Gubernatis, 1889; Panzetta, 1990). Morì a Firenze il 1º giugno 1892.

Il suo studio, la ex chiesa di S. Chiara in via dei Serragli, lasciato in legato dall'artista alla città di Firenze, con tutti gli strumenti di lavoro, molte opere ed alcuni modelli, è ricordato da una lapide, posta sulla facciata.